Non per essere catastrofici, ma c’è qualcosa che non va nel modo in cui oggi si allenano alcuni bodybuilder. Certo, la tendenza a credere che fare di più sia sempre fare meglio è sempre stata diffusa nella comunità del body-building, ma ora la situazione è davvero fuori controllo. Si vedono campioni dal fisico fenomenale rattrappirsi come fichi secchi per l’eccesso di allenamento, troppe ore di cardio ed un’alimentazione insufficiente. Atleti che una volta avrebbero potuto interpretare Ercole ora sembrano comparse di E.R. “ Senza dubbio – sostiene Jim Stoppani – molti bodybuilder si sovrallenano regolarmente. Si allenano troppo a lungo, troppo spesso e con troppo poco recupero tra una sessione e l’altra. Di conseguenza, non ottengono dai loro workout i risultati che dovrebbero”.
Intensità da aumentare
Come fa notare Stoppani, la chiave per qualsiasi progresso è l’intensità dello sforzo, ovvero il riuscire ad esprimere le capacità muscolari al 100%. “L’intensità è ciò che stimola la crescita muscolare, ma stimolare la crescita non equivale a produrre crescita. La stimolazione alla crescita (ovvero ciò che facciamo in palestra) innesca una serie di reazioni che alla fine portano alla produzione della crescita, che tuttavia si verifica più tardi, durante il recupero. Concedere al fisico molto tempo per recuperare è quindi essenziale in qualsiasi programma di allenamento”.
Oppure possiamo vedere il problema da un’altra prospettiva: è il livello dell’intensità a determinare l’entità dello stimolo alla crescita che, come abbiamo appena spiegato, avviene tra un workout e l’altro. Per aumentare la crescita, quindi, si può prolungare il riposo. In altre parole, ci si allena molto intensamente per periodi molo brevi, poi si va a casa e si lascia al fisico il tempo di recuperare, evitando di tornare in palestra fino a quando il recupero non è completo.
“ I processi relativi al recupero – spiega James Wright – non sono semplici. Non si ha a che fare solo col recupero dei singoli muscoli, ma con un processo a livello sistemico che comprende a sua volta diversi processi legati al metabolismo, troppo complicati per spiegarli in questa sede. Vi basti però sapere che il sentirsi o meno stanchi non è necessariamente un’indicatore del grado di recupero dai workout. Ci si può abituare ad allenarsi al punto da sentirsi in forza anche quando ci si allena troppo a lungo o troppo spesso, senza peraltro trarre il massimo beneficio dai workout”.
Ed è esattamente ciò che accade a moltissimi bodybuilder. Invece di allenarsi per il massimo sviluppo muscolare, impongono al proprio organismo degli stimoli tra loro conflittuali chiedendogli di far crescere i muscoli ed allo stesso tempo di aumentare la resistenza. In questo modo fanno un po’ di progressi, ma non certo quanti ne farebbero se non si sovrallenassero. Tuttavia, visto che qualche passo lo fanno, sono convinti che il loro programma funzioni. Man mano che si avvicina una gara, tendono ad allenarsi più a lungo e più spesso, spingendo il livello di sovrallenamento oltre la soglia di adattamento, poi si chiedono come mai arrivano in gara piatti, lisci ed esausti.
Miti da sfatare
Purtroppo, nel corso degli anni i bodybuilder si sono fatti un’idea sballata di come funziona il corpo. Provate a parlare con dei bodybuilder subito prima di una gara (o anche semplicemente con gente che si allena sul serio), e vedrete che ognuno di loro ha qualche strana teoria su come reagirà l’organismo se si riducono o si aumentano i carboidrati, l’acqua, il sodio, e via delirando, come se l’organismo fosse una macchina che risponde in modo lineare a fattori come l’esercizio e la dieta.
Le cose non stanno così. Nutrite un ratto con un apporto calorico eccessivo per 24 ore ed aumenterà di peso. Fate lo stesso con un essere umano e questo potrò 1) aumentare di peso, 2) perdere peso, oppure 3) restare esattamente allo stesso peso. Il corpo umano non si basa su un equilibrio calorico impostato su base quotidiana come quello di un ratto. Pertanto, cercare di imbrogliarlo per raggiungere la forma agonistica perfetta in un determinato giorno, o addirittura ad una determinata ora, è una battaglia persa in partenza. Il corpo farà ciò che vuole fare, nel modo in cui lo vuole fare, e magari ogni volta in modo diverso. La “forma di picco” da creare è di natura più stabile, della durata di diversi giorni, se si vuole avere qualche chance di successo in una gara o persino in una passeggiata sulla spiaggia.
Il concetto vale anche per l’allenamento. I bodybuilder riescono a sviluppare un fisico impressionante perché hanno scoperto il “programma” a cui i muscoli sono geneticamente predisposti, e si tratta di un programma molto specifico. Al corpo non importa molto ciò che gli diciamo di fare: o schiacciamo i tasti giusti (ovvero ci alleniamo in modo da ottenere la massima stimolazione) oppure no. Non ci sono vie di mezzo.
“ Una volta compreso questo concetto – diceva lo scomparso Mike Mentzer, Mr. Universo, le cui opinioni sul sovrallenamento restano tra le più autorevoli – il problema è determinare il numero minimo di set necessario a stimolare la massima crescita”. Un solo set oltre la quantità minima necessaria vuol dire non solo perder tempo, ma anche limitare la crescita stessa. E’ un po’ come abbronzarsi. Una volta preso abbastanza sole da scurire la pelle, prenderne di più, anche per un solo minuto, serve solo a bruciarsi.
“ Gli stessi principi – riteneva Mentzer – valgono per l’esercizio. Quando l’intensità è sufficiente, per ottenere la stimolazione necessaria non c’è bisogno di sessioni lunghe o di un numero elevato di set e ripetizioni. Una volta inviato al sistema nervoso il segnale giusto, ogni ulteriore stress porta al sovrallenamento”.
Il segreto è la moderazione
Determinare “quanto basta” in termini di allenamento è una questione di prove ed errori. Secondo Mentzer, un bodybuilder dovrebbe prima sapere come il proprio fisico risponde ad un solo set, quindi provare a farne due, tre o più, valutando ogni volta i risultati prima di aumentare ulteriormente il numero totale dei set nel workout. Naturalmente, la maggior parte dei bodybuilder troverebbe un simile approccio molto difficoltoso, ma è chiaro che passare 30 o 40 minuti ad allenare un solo gruppo muscolare è controproducente, e che gruppi muscolari più piccoli, come bicipiti e tricipiti, richiedono tempi ancora più brevi.
In realtà, questo è un campo in cui i bodybuilder hanno appena iniziato a capire come vanno le cose. Campioni come Ronnie Coleman, Günter Schlierkamp e Kevin Levrone hanno tutti rilasciato interviste con Muscle & Fitness in cui ammettevano di essere passati a workout più brevi ed intensi di quanto non si considerasse appropriato in passato. In parte, ciò spiega come mai nessuno dei tre suddetti bodybuilder si presenta mai con un aspetto indebolito sul palco del Mr. Olympia.
Ed è per questo che oggi molti bodybuilder scelgono programmi di 4 giorni invece che split di tre; suddividere lo stesso volume di lavoro in un giorno di più permette loro di allenarsi più intensamente e per sessioni più brevi, evitando di superare la soglia del sovrallenamento.
Insomma, meglio più brevi e molto intensi; tuttavia, un ciclo di 4 giorni con un giorno di pausa potrebbe essere eccessivo per alcuni di noi, dando per scontato che ci si alleni con la massima intensità. Il fatto è semplicemente che alcuni recuperano prima di altri. Un approccio più realistico, specie lontano dal periodo agonistico, potrebbe essere qualcosa come due giorni di pausa ed uno di allenamento, ovvero 4 giorni su sette allenando ogni gruppo muscolare una sola volta alla settimana.
“ I bodybuilder sono spesso riluttanti a provare schemi come questi – sosteneva Mentzer – o addirittura volumi di lavoro inferiori, soprattutto per questione di abitudine e dipendenza dalla palestra. La palestra è il centro della loro vita sociale, il luogo dove si sentono più a loro agio. Un tizio con braccia da 50 cm di circonferenza viene visto come un eroe, mentre altrove è quasi un fenomeno da baraccone. Per questo, molti di loro non hanno alcun interesse ad accorciare la loro permanenza in palestra. E’ però un’abitudine che devono abbandonare, se vogliono davvero avere successo nel body-building”.
IL SOTTILE CONFINE TRA CRESCITA E STALLO
Per fare progressi nella crescita muscolare, bisogna camminare lungo la linea che separa lo spingersi dallo spingersi troppo in avanti. Bill Kraemer, esperto in sollevamento pesi e direttore delle ricerche presso la University of Connecticut, definisce come “sporgersi” l’aumentare molto l’intensità dello sforzo per un periodo di tempo limitato, in modo da ottimizzare i progressi senza rischiare di cadere nell’orrida spirale del sovrallenamento. Il segreto sta nel riconoscere questo confine per non oltrepassarlo.
Se siete in sovrallenamento per aver utilizzato carichi troppo elevati, noterete che il vostro polso a riposo è aumentato, ed il cuore ci mette più tempo a tornare alla sua frequenza normale dopo l’esercizio, avete difficoltà a dormire, sudate di più e lo stato d’animo è un po’ scombussolato. Se invece il sovrallenamento è dovuto invece ad un volume di lavoro eccessivo (troppi set e ripetizioni e/o sessioni troppo frequenti), la frequenza cardiaca può risultare rallentata, con problemi di digestione, affaticamento e pressione bassa.
Questione di cuore
I primi segni del sovrallenamento si manifestano nell’attività cardiaca. Il modo migliore per tenere sotto controllo il problema è controllare la frequenza cardiaca ogni mattina; appena svegli, sdraiatevi sul letto per un minuto, quindi prendete il polso a riposo. Se è maggiore o minore della media di 5 battiti al minuto per due giorni consecutivi, è tempo di ridurre drasticamente l’intensità o il volume dei workout.
Dacci dentro!
Per “sporgervi” in modo da ottimizzare i progressi, iniziate col prendere un’intera settimana di pausa dall’allenamento.
Fase 1: basandovi sul programma precedente, cercate di aumentare i carichi utilizzati di almeno il 5-10%, il numero dei set del 30-40% ed il numero di workout per gruppo muscolare di 2-3 a settimana. Seguite questo schema per 4 settimane, a meno che il vostro polso non consigli di passare alla fase 2.
Fase 2: riducete la frequenza dei workout per gruppo muscolare ad uno alla settimana, ed il numero dei set del 30-40%. Seguite questo schema per quattro settimane; se procedete correttamente, i progressi dovrebbero ricalcare lo scopo dello “sporgersi”. Se ignorate le variazioni nella frequenza cardiaca o non riducete l’intensità alla quarta settimana, correte il rischio di sovrallenarvi.